La Civiltà delle tonnare 13 maggio 2019 ore 16,00 Unipa Aula Magna G.P. Ballatore

13 Maggio 2019 by

“Cambiamenti sociali, economici e ambientali nella pesca del tonno rosso in Sicilia”

Guido Falgares, Accademia dei Georgofili

Abstract

Key words:  metabolismo sociale, economico e ambientale

È  probabile che la pesca del tonno  abbia comportato all’inizio il lancio di reti dalla costa, dapprima senza e successivamente con  l’uso di piccole barche.
Ben presto le Comunità hanno acquisito la conoscenza delle caratteristiche naturali e biologiche del tonno rosso e hanno, nel tempo, adattato i sistemi di cattura fino alla
comparsa della tonnara. Il sistema tonnara utilizzando  la biologia riproduttiva dei tonni rossi costituiva un’importante risorsa, per realizzare una pesca sostenibile.
Nel 2007 l’ultima tonnara rimasta “Favignana” ha chiuso.
Con l’industrializzazione della pesca, la domanda del mercato globale e il valore di scambio diventano  i principali motori  della cattura e del consumo di ABTF.
Tale sistema, crea condizioni ecologicamente e socialmente poco sostenibili:
spinge ad una pesca eccessiva, richiede più energia di quella ricavata, interrompe il processo riproduttivo del tonno rosso e cancella quella conoscenza ereditata fondamentale  per una pesca sostenibile.
L’ ICCAT: “Il calo di SSB, sembra essere ancora più pronunciato negli ultimi anni. Un collasso nel prossimo futuro è una reale possibilità”.
La pesca del tonno rosso non è più una valida fonte di attività economica per le comunità siciliane, se non nelle moderne condizioni industriali.
La produzione industriale, accoppiata con le dinamiche del sistema di mercato competitivo crea le condizioni in cui diventa impossibile  mantenere altri sistemi di cattura (come la tonnara) e ciò a causa del differente metabolismo socio-ecologico che ha creato. 

Key words: social, economic and environmental metabolism

It is likely that at the beginning tuna fishing was performed launching nets from the coast,first without and subsequently with the use of small boats.
Soon the local Communities have acquired knowledge of the natural and biological characteristics of bluefin tuna and over time have adapted the capture systems up to the appearance of the tuna factory. This system, called tonnara, was an important resource for achieving sustainable fishing, because it used the reproductive biology of the bluefin tuna.
In 2007″Favignana”, the last tonnara closed.
With the industrialization of fishing, the global market demand and the exchange value have become the main drivers of the capture and consumption of ABTF.
This system creates ecologically and socially unsustainable conditions: it drives to overfishing, requires more energy than the generated one, interrupts the reproductive process of bluefin tuna and erases the inherited knowledge essential for a sustainable fishing.
The ICCAT: “The drop in SSB seems to be even more relevant in recent years. A collapse in the near future is a real possibility “.
Bluefin tuna fishing is no longer a valid source of economic activity for the Sicilian communities, except performing it according to modern industrial conditions.
The industrial production, coupled with the dynamics of a competitive market system creates the conditions in which it becomes impossible to maintain other capture systems (such as the trap) due to the different socio-ecological metabolism it has created.

 

Contesto eco-sociale: la pesca marittima globale in crisi

Il tonno rosso (ABFTAtlantic Bluefin Tuna) è stato, per oltre mille anni, un importante prodotto economico e culturale per la Sicilia. E, sempre in Sicilia, la tradizionale pesca a trappola, “la tonnara”, è stata storicamente una delle più importanti e fertili di tutte le attività di pesca.
Nell’ultimo mezzo secolo, con l’aumento della domanda, c’è stato uno sforzo crescente per catturare e recentemente “allevare” il tonno rosso nel Mediterraneo!
Gli sforzi di una pesca industrializzata emergono per la prima volta nel 19° secolo.
Tuttavia è dopo la seconda Guerra mondiale che tali sforzi hanno visto un notevole aumento.
Nella seconda metà del XX secolo con la crescita,
a) dello stock di capitali,
b) della forza lavoro,
c) delle innovazioni tecnologiche
d) e degli investimenti sulla pesca,
le catture globali sono aumentate di oltre 5 volte, ad un ritmo più veloce del tasso di crescita della popolazione ittica nello stesso periodo.
Questo sforzo è stato sostenuto con l’utilizzo
a) di attrezzature ad alta intensità di capitale,
b) includendo gli ultimi sviluppi nella tecnologia di localizzazione dei pesci.
Ora se gli sforzi di pesca aumentavano costantemente, la produzione globale di tutte le specie nei grandi ecosistemi marini diminuiva.
In effetti, gli scienziati sociali hanno identificato una relazione tra fattori sociali, come la crescita economica, e un aumento delle specie ittiche minacciate.
Le attuali tendenze in termini di risorse globali della pesca, una volta ritenute infinite, indicano chiaramente l’inizio di una crisi.
Infatti un certo numero di specie marine in tutto il mondo sono in pericolo, principalmente a causa di fattori antropogenici,
a) come lo sfruttamento eccessivo delle riserve
b) e la perdita di habitat dovuta al degrado ambientale.
Secondo l’ IUCN (International Union for the Conservation of Nature) almeno 1200 specie di pesci sono considerate minacciate.
Un recente studio, ha predetto che se tali tendenze dovessero continuare invariate,
il collasso di tutti le unità tassonomiche attualmente pescate potrebbe, già, verificarsi entro la metà del 21° secolo.
Si stima che i grandi pesci predatori abbiano subito una forte diminuzione della biomassa riproduttiva rispetto ai livelli preindustriali.
[Spawning Stock Biomass (SSB/biomassa riproduttiva)].
Il tonno rosso, (grande predatore marino con un alto valore di mercato), non è stato risparmiato da questo assalto agli oceani.

Metabolismo sociale e Coevoluzione di una pesca sostenibile

In Sicilia la tradizionale tonnara (pesca “a trappola”), si è evoluta nella sua forma moderna più complessa basandosi sui semplici metodi di pesca che si sono man mano sviluppati fin dall’antichità.
Alla metà del XX secolo c’erano circa 21 tonnare (e in anni precedenti anche di più), nel 2007 “Favignana” l’ultima tonnara rimasta ha chiuso.
Oggi, dopo 12 anni la pesca del tonno dovrebbe tornare a Favignana e fra qualche giorno le reti dovrebbero essere calate.
La quota assegnata è di 36 t = 180 tonni. Kg 36000X €10,0= € 360.000.
I costi economici di una tonnara sono sicuramente maggiori. Speriamo comunque di poterlo mangiare nelle nostre tavole. Speriamo che non sia soltanto una operazione folcloristica (vedi Corrida).
La tonnara è:
a) sia la struttura delle reti che si approntano per catturare i tonni,
b) sia l’insieme dei riti e delle tradizioni ad essa collegati.
La tonnara è stata uno degli elementi distintivi dell’operosità della comunità isolana.
L’analisi storica della tonnara in Sicilia, ci rivela quindi un lungo processo di coevoluzione della società e della natura.
Ora è probabile che la pesca del tonno abbia comportato all’inizio il lancio di reti dalla costa, dapprima senza e successivamente con l’uso di piccole barche (sciabica=rete trainata).
Ma ben presto le Comunità hanno acquisito la conoscenza delle caratteristiche naturali e biologiche del tonno rosso in particolare:
a) i tempi del suo periodo riproduttivo,
b) il suo comportamento durante questo periodo
c) e hanno, quindi adattato i sistemi di cattura.
Tali adattamenti continuarono fino alla comparsa della tonnara, (nella sua versione pressoché vicina all’attuale), probabilmente con gli arabi a partire dal IX secolo.

Che cosa è la tonnara?

La tonnara è un elaborato sistema di pesca a trappola fissa in mare aperto.
Questo sistema sfrutta la biologia riproduttiva del tonno, fenomeno/esplosione di vita che porta queste grandi specie pelagiche vicino alla riva per la deposizione delle uova.
La tonnara compare, quindi, in stretta associazione con la biologia del tonno, e beneficia di condizioni ambientali ottime per tale riproduzione.
Le Comunità avevano così un accesso annuale ad un abbondante tonno che forniva importanti risorse nutrizionali (proteine, grassi) per le comunità locali e talvolta consentiva un surplus per essere scambiato con altre comunità vicine.
La tonnara rappresentava, quindi, un buon esempio di un sistema umano e naturale accoppiato, in cui le consuetudini sociali si evolvevano tra i processi biologici.
L’intero processo avveniva, quindi, all’interno dell’ecologia riproduttiva del tonno; tutto questo in modo da stressarlo in minima parte e ciò fino alla sua drammatica conclusione.
Molti di coloro che hanno avuto esperienze di prima mano ricordano con un po’ di fantasia la “contentezza” direi più verosimilmente la “tranquillità” del tonno
una volta entrato nella tonnara.
Salvatore (sub “professionista” ) tonnaroto di Bonagia (chiusa nel 2003), certamente con un po’ di fantasia ci ha raccontato:
I tonni possono rimanere nelle camere per quasi un mese. Non sono disturbati, sono innamorati”.
Descrivere il tonno rosso come “innamorato” può sembrare palesemente “antropomorfico”.
Tuttavia, dobbiamo considerare che il tonno rosso è altamente sensibile alle condizioni ambientali durante la riproduzione, il tonno infatti è influenzato
a) dalla qualità dell’acqua,
b) dalla salinità
c) e dalla temperatura,
o al contrario può essere disturbato da fattori esterni come: condizioni di sovraffollamento, rumore eccessivo, inquinamento.
La dimensione della trappola diventava un aspetto cruciale………………
[circa 490 metri nella estensione maggiore dei “lati”, da 30 a 45 metri nelle “teste”, per una superficie di poco meno di 20 mila metri quadrati, ed un volume di mare di circa 800.000 metri cubi].
Sicuramente, è stato chiaro ai primi pescatori che il tonno sarebbe soffocato rapidamente se i suoi movimenti fossero stati limitati, e avrebbe risposto negativamente alle condizioni di sovraffollamento.
Il tonno (fino ad 80 km/h) deve nuotare costantemente per estrarre ossigeno dall’acqua (nuota con la bocca aperta e forza una grande quantità di acqua sulle branchie che estraggono l’ossigeno) (può vivere fino a 20 anni, la maturità sessuale intorno ai 4-5 anni).
La tonnara è stata progettata in modo tale,
a) che il tonno possa muoversi liberamente e mantenere quel movimento costante necessario per la vita.
b) e possa continuare il suo comportamento riproduttivo all’interno della trappola.
Sempre Salvatore e sempre con un po’ di fantasia, aggiungeva:
fino al momento finale; fino a quando non è arpionato dal tonnaroto, il tonno non è sotto stress. Durante questo periodo è un tonno sereno, un tonno che
tranquillamente si riproduce”.
e ancora:
Ho visto i tonni fare l’amore, li ho visti surriare” (strofinarsi lungo la parte soffice del ventre)
Questo comportamento biologico è indubbiamente quella chiave distintiva che ha contribuito alla sostenibilità della tonnara nei secoli.
Pertanto, la tonnara non altera in modo significativo il comportamento riproduttivo del tonno e di conseguenza, lavora a stretto contatto con il suo metabolismo ecologico.
La tonnara, progettata in modo da funzionare in accordo con la sua biologia riproduttiva, è quindi un aspetto vitale per una pesca sostenibile.

Tonnara e Tonnaroto: il processo del lavoro e le relazioni con i sistemi naturali

Nel tempo i tonnaroti hanno acquisito un’acuta consapevolezza
a) delle condizioni del mare
b) dell’ecologia della loro localizzazione
c) e hanno sviluppato capacità rese possibili solo con l’osservazione diretta, l’esperienza e la conoscenza.
Ciò è dimostrato con una varietà di esempi nelle loro attività quotidiane.
Uno di questi è il modo in cui i tonnaroti monitoravano in modo approssimativo il tonno che entrava nella trappola.
[Le gocce d’olio, i cannola, un bianco osso di seppia ( chiamato “lanterna”), sottili lenze calate, gli “specchi d’acqua” cilindri di rame col fondo di vetro, il sub professionista]
Antonio, discendente di tre generazioni di Ràis, annotava:
Se lui [il Rais] diceva che ce n’erano una ventina, ce n’erano probabilmente almeno 25 o 30. Se diceva che ce n’erano una trentina (circa 30), potevi contare su 40 o giù di lì”.
I Raìsi hanno sviluppato anche un fine senso delle condizioni all’interno della trappola.
A volte descrivevano l’umore del tonno catturato.
Nino, un tonnaroto di Scopello, ci ha ricordato:
I Raisi erano così talentuosi che capivano quando il tonno era nervoso, sapevano che poteva esserci uno squalo vicino”.
Altri indicatori naturali, in particolare i venti e gli uccelli erano segni di movimento dei tonni verso o nella trappola.
Salvatore, ex tonnaroto di Bonagia,
Il Rais diceva: ‘Talia, li ceddi di mare ci sunnu!‘ [‘Guarda, gli uccelli marini sono arrivati!’] … Stiamo pescando! ”
Questi racconti ci forniscono una panoramica, del processo di trasferimento della conoscenza e dei contributi dal Rais ai tonnaroti, che man mano acquisivano esperienza.
Queste conoscenze i tonnaroti le consideravano come un collegamento diretto ai loro antenati.
Il lavoro, poi, nella tonnara richiedeva una profonda comprensione dell’ambiente locale:
a) alcuni luoghi erano noti per le loro forti correnti che rappresentavano una sfida quando si impostava la trappola
b) e altri per la presenza costante di squali, che dovevano essere allontanati o catturati.
c) Si trattava, quindi, di un processo lavorativo pienamente inserito in un ecosistema naturale.
Un altro tonnaroto,
Come un contadino che pianta un albero, lo aiuta a crescere e aspetta che porti frutto. il Rais [e il tonnaroto] fanno la stessa cosa con la tonnara”.
Questi forti legami hanno creato una cultura di rispetto e apprezzamento per i benefici che il tonno ha portato alle comunità.
I tonnaroti dichiaravano di avere “sangue di tonno nelle loro vene“.

TUTTO CAMBIA

Con l’industrializzazione della pesca, la domanda del mercato globale e il valore di scambio diventano i principali motori della cattura e della produzione.
I più importanti mercati del tonno rosso sono il Giappone, l’Europa e gli Stati Uniti. Il Giappone, con la sua enorme avidità consuma almeno la metà della cattura globale e l’80-90% delle catture del Mediterraneo.
Il tonno rosso è considerato il pesce di prima qualità per sushi e sashimi, e spunta i prezzi più alti sul mercato globale.
A partire dagli anni ’70 aumentano notevolmente gli investimenti in rendimento e tecnologia e questo per espandere gli sforzi di pesca, e quindi:
a) imbarcazioni più grandi e più veloci,
b) possibilità di refrigerare a bordo notevoli quantità di pescato
c) aumentata capacità di trasbordo
d) maggiore profondità di pesca
e) moderni dispositivi per attrarre i pesci (ultrasuoni)
f) sempre più crescente manovrabilità delle reti
g) dispositivi di localizzazione assistita da computer
h) aerei da ricognizione. (fishfinding)
Tutto ciò ha avuto un terribile impatto sulle giacenze (stock) di tonno rosso.
I pescherecci con i palangari e soprattutto con le reti da circuizione cacciano il tonno rosso nelle profondità marine (sovracapacità di cattura 55.000 t – oltre 600 barche; sarebbe necessario toglierne almeno 230), e qui emergono i motivi che interrompono il viaggio riproduttivo del tonno rosso.
a) Palangari 13,4% di cattura (una lunga lenza di grosso diametro con inseriti ad intervalli regolari spezzoni di lenza più sottile portanti ognuno un amo.)
b) e reti da circuizione [cianciolo per i piccoli pesci da banco; le tonnare volanti (lunghe più di un Km e profonde 200 m ) per i tonni (nel 2018 il 74% delle catture)].
I tonni spesso vengono catturati
a) prima che raggiungano il luogo di riproduzione
b) e prima del deposito delle uova.
c) poi, i metodi per la cattura, non distinguono necessariamente tra i più giovani o più anziani.

Si crea una frattura nel metabolismo socio-ecologico di questa pesca, privandola della sua futura redditività.

Gli allevamenti di tonno rosso, agevolano questa spaccatura.
Oggi gli imperativi sociali di espansione e competizione creano una spinta irresistibile
a) per aumentare le catture
b) e fornire un bene di lusso il cui valore di mercato è cresciuto in modo drammatico.
In tal modo, sono state sviluppate nuove tecnologie per migliorare le opportunità e le prospettive di coloro che investono in questo settore.
Il fatto che, più di recente, (’90), ha preso piede è l’avvio e la crescita dell’allevamento del tonno.
Il termine “allevamento” è in realtà fuorviante. Si tratta infatti, sul piano tecnico, di una attività d’ingrasso:
il pesce viene pescato in mare e trasferito con gabbie di trasporto [collegate al peschereccio – esagonali allungate – i lati 22 m e profonde 20 m – velocità 1/1,5 nodi per evitare il collasso della rete] fino alla gabbia d’ingrasso (diametro 50 – 120 m e profonda 20 – 35 m) dove viene allevato [la capacità produttiva totale potenzialmente realizzabile degli impianti presenti nel solo mediterraneo è di circa 58.000 t – con un limite max [ICCAT (The International Commission for the Conservation Of atlantic Thuna) di 30.000 t] e letteralmente ingrassa, “aggiunge cioè grasso alla massa corporea”.
Oggi c’è una tonnara nuova, dove il mare è lo stesso, il tonno è lo stesso, l’uomo è lo stesso,ma ciò che è cambiato è la tecnologia!
L’allusione è che l’allevamento sia l’equivalente e persino un miglioramento diretto del sistema tradizionale di cattura. La tonnara e i suoi metodi ormai molto laboriosi,sono sì caratteristici, ma arretrati. Inoltre a tali cambiamenti viene attribuita un’aria di inevitabilità tecnologica e storica.
Il coordinatore di un allevamento di tonni, ci spiega:
Bisogna passare dalla caccia all’allevamento. Le scelte sono o la fame, o trasformarsi da cacciatore ad allevatore”.
A differenza della tonnara tradizionale, l’allevamento comporta
a) la pesca degli animali selvatici
b) il loro trasferimento in gabbia per l’ingrasso
c) per periodi compresi tra 3 mesi e 2 anni.
[Il mantenimento in cattività può essere di due tipi: a breve termine, definito di finissaggio o affinamento, che ha una durata di 7-8 mesi; a lungo termine, che ha una durata di circa 24 mesi.]
Questo permette di:
(a) aggiungere una maggiore percentuale di grasso corporeo che è più richiesto dai mercati del sushi e sashimi in Giappone,
(b) ottenere un prezzo migliore non inondando il mercato nel breve periodo di pesca, giugno-luglio,
(c) aumentare il peso rispetto al pesce catturato.
Numerose sono le preoccupazioni che si sviluppano a seguito di quest’attività
a) la pesca eccessiva,
b) la rottura del ciclo vitale del tonno (riproduzione e deposizione delle uova),
c) gli impatti sugli ecosistemi locali,
d) l’inefficienza energetica,
e) la pressione sulle giacenze ittiche globali,
f) lo sfacelo di un patrimonio culturale
g) e quindi la perdita di conoscenza ereditata che era fondamentale per gli usi di una pesca sostenibile.
Cerchiamo di analizzare queste preoccupazioni !!!!!!

La pesca eccessiva: il depauperamento delle risorse ittiche

L’allevamento/ingrassamento è, divenuto quindi, un metodo standard per la produzione di tonno rosso nel Mediterraneo.
A questo punto per l’industria dell’allevamento del tonno, che ancora si basa sulla pesca di tonni selvatici, la questione urgente, diventa lo sviluppo della riproduzione artificiale.
Ma sono ancora tante le problematiche:
a) sia per la ricerca scientifica e riguardano l’efficienza nella produzione larvale:
• migliorare la qualità delle uova e i metodi di trasporto;
• migliorare il tasso di sopravvivenza degli avannotti di tonno rosso di taglia fino a 3 grammi;
• spostarsi verso l’utilizzo di mangimi composti
b) sia per gli aspetti economici
La produzione del bluefin abbisogna di avannotterie capaci di gestire il gruppo di riproduttori, la produzione di uova, quella di larve e la vendita dei giovanili pronti ad essere ingrassati nelle gabbie. I giovanili di 100-300 g sono catturati per creare un gruppo di riproduttori che produca le uova fecondate necessarie per l’allevamento.
Allora se il tonno, viene ancora pescato in mare, i fautori dell’allevamento non possono affermare che essi stiano riducendo gli impatti sui giacimenti selvatici.
L’ ICCAT, afferma che:
“Il calo di SSB [Spawning Stock Biomass/ biomassa riproduttiva], sembra essere ancora più pronunciato negli ultimi anni. Un collasso nel prossimo futuro è una reale possibilità”.
È chiaro che se la riproduzione nella tonnara è, già, un fattore critico per una sua sostenibilità a lungo termine, nella moderna pesca industriale, questo processo è in netto contrasto con il metabolismo socio-ecologico della pesca del tonno..
Un consulente veterinario per un allevamento di tonno, ci ha detto:
è improbabile che il tonno rosso allevato abbia la possibilità di riprodursi perché viene catturato esattamente durante il periodo riproduttivo e le condizioni di trasporto e allevamento sono generalmente troppo stressanti, rendendo impossibile la loro riproduzione”.

Impatti ambientali locali

Gli allevamenti di tonni contengono un’alta concentrazione di biomassa racchiusa in una piccola area di mare.
Hanno quindi un forte impatto ambientale, dal momento che creano aree ad alta densità di popolazione e provocano accumulo di mangime non consumato (spesso da overfeeding) e anche di rifiuti.
L’accumulo di materia organica (i reflui prodotti negli impianti intensivi: deiezioni, avanzi di alimenti, residui di farmaci) nelle zone costiere può avere effetti negativi (cambiamenti nella composizione chimica per cataboliti azotati ed anidride carbonica, produzione di batteri e di tossine) sulla qualità dell’acqua e, in particolare, sugli organismi che popolano i fondali marini (comunità bentoniche).
Questo crea anche il potenziale per una maggiore diffusione di malattie.

Richieste di energia!!!!!!!!!!

L’allevamento del tonno è un processo ad alta intensità energetica.
Catturare e ingrassare il tonno in condizioni controllate non fa altro che intensificare il fabbisogno energetico [di origine alimentare] fabbisogno che è correlato alla produzione alimentare. Il tonno rosso è anche uno dei principali predatori nella catena alimentare marina. Ora sappiamo che le specie, a più alto livello trofico, richiedono molta più energia (alimentare) per produrre calorie per il consumo.
Il rapporto di conversione alimentare (Food Conversion Ratio) del tonno rosso è molto alto, plausibilmente il massimo di tutte le specie allevate in cattività.
Pertanto 20 o 30 Kg di mangime per pesci, che comprendono aringhe, sardine, sgombri e talvolta calamari, devono essere somministrati ad un tonno da allevamento per aumentare il suo peso corporeo di un Kg.
L’allevamento è anche un processo ad alto consumo di combustibili fossili, che si aggiunge all’inefficienza energetica.

Minaccia ai giacimenti globali (stock) di pesce!!!!!!!!!!!!!!!!

Grandi quantità di pesce vengono congelate e scongelate e distribuite giornalmente al tonno durante i pasti. Si parte lentamente, in modo che il tonno selvatico si abitui
a consumare prede morte, si cerca di aumentare la quantità (di mangime) , con una media del 5-6% del peso del tonno/pro die.
Pertanto, un allevamento con una capacità di 1000 t consuma in media da 50 a 60 t di mangime al giorno e i tonni sono tenuti in allevamento da 4 mesi a 2 anni. !!!!!!
Ora in molte parti del mondo, ci sono esseri umani che consumano le specie utilizzate come mangimi negli allevamenti. Questo processo naturalmente pone una pressione diretta sulle risorse alimentari.

Il processo lavorativo nella pesca moderna !!!!!!!!!!!!!

L’esame del processo lavorativo mette meglio a fuoco la spaccatura che si è creata nel metabolismo socio ecologico della moderna pesca.
Abbiamo conosciuto alcuni pescatori che hanno lavorato sia nella tonnara che nell’allevamento.
La loro prospettiva sui due processi lavorativi è stata illuminante:
Nella tonnara il lavoro è tutto manuale. È un duro lavoro, ma alla fine eravamo tutti soddisfatti del nostro lavoro. Andavamo a preparare le reti per pescare il tonno, e ad un tempo portavamo la nostra esperienza di pescatori.
Nell’allevamento/ingrassamento del tonno, cosa succede?. Le grandi navi catturano il tonno, i rimorchiatori li portano, noi li trasferiamo in gabbia. Li contiamo e li guardiamo. Questo è il mio lavoro di guardia. Non c’è paragone. La cultura della pesca è persa”.

È chiaro,

che da un lavoro (la tonnara) che consente un certo livello di soddisfazione,
si è passati ad uno che è diventato utilitaristico
In pratica il processo di lavoro negli allevamenti/ingrassamenti non porta ad una crescita delle abilità maritime e delle conoscenze ecologiche, che invece sono state coltivate e sono fiorite nella tonnara.
Ancora Vincenzo, un altro ex subacqueo in tonnara ora in un allevamento,
Ci sono giorni, ad esempio, che devi spostare i tonni perché devi unire le gabbie e prepararne una vuota per andare a prendere altri tonni e portarli nella gabbia.
E devi fare tutto questo in un giorno perché, mentre lavori, le barche ti stanno aspettando. E poiché ci sono costi elevati associati ai rimorchiatori in attesa.
Devi stare in acqua fino a sera
E continua,
Il «caporale» strofina le dita facendo un segnale che indica i soldi e invece avrebbero potuto adoperare più lavoratori per rendere più facile il lavoro.
Quando non hanno più bisogno di noi …..con le mani, il caporale segnala di andare via”.
È chiaro che i lavoratori debbano accettano le condizioni di impiego sulla base di questa logica: “i lavoratori sono numeri che forniscono le migliori condizioni per generare profitti, spesso in condizioni di sfruttamento”.

Implicazioni della frattura metabolica nella pesca siciliana !!!!

Il moderno sistema di produzione e consumo di ABFT crea, quindi, condizioni ecologicamente e socialmente poco sostenibili:
a) spinge ad una pesca eccessiva,
b) richiede più energia di quella ricavata ……………….
c) interrompe il processo riproduttivo del tonno rosso.
d) e cancella quella conoscenza ereditata fondamentale per una pesca sostenibile
[spesso determina, in un tonno stressato, un eccessivo accumulo, di istamina e acido lattico (la lotta prima della morte, il soffocamento, l’affollamento nelle gabbie di allevamento o nelle reti, il trasporto nelle gabbie, l’inappropriato trattamento del pesce durante l’immagazzinamento o la lavorazione)].
Al contrario, il sistema tonnara utilizzando la biologia riproduttiva dei tonni rossi può costituire un’importante risorsa, per realizzare una pesca sostenibile.

Il significato di questa spaccatura è enorme:

infatti nel più ampio quadro ecologico, gli ABTF giocano un ruolo importante per la salute degli ecosistemi oceanici.
La perdita di queste importanti specie provocherebbe:
a) cambiamenti nelle dinamiche delle popolazioni
b) una diminuzione della biodiversità
c) e della stabilità ecologica
d) e quindi una riduzione della resistenza e della resilienza degli ecosistemi.
Uno sviluppo non sostenibile in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, ma che compromette la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.
Per concludere:

Il moderno metabolismo socio-ecologico si traduce quindi in relazioni utilitarie
tra il lavoro umano e il suo ambiente, in cui la natura è considerata in modo strumentale.
Gli anni di conoscenza e le competenze acquisite dal mantenimento di una pesca sostenibile sono esclusi da un sistema ad alto impiego di capitale e di tecnologia:
a) un sistema che dà poco rilievo alla comprensione dell’ecologia della regione
b) e la dà invece ad una logica di mercato basata sugli ottimi affari.
La pesca del tonno rosso non è più una valida fonte di attività economica per le comunità siciliane, se non nelle moderne condizioni industriali.

Ossia:

la produzione industriale, accoppiata con le dinamiche del sistema di mercato competitivo crea le condizioni in cui diventa impossibile mantenere altri sistemi di cattura (come la tonnara) e ciò a causa del differente metabolismo socio-ecologico che ha creato.
Oggi l’intera attività di pesca del tonno, una volta una risorsa stabile per le comunità
locali, sta esaminando la reale possibilità di un collasso sociale ed ecologico.
Palermo 13 maggio 2019                                Acc. Guido Falgares

 

 

 

 

 

 

 

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