Accademia degli Intronati 1525 da “Il Gourmet” gennaio 2013
L’Accademia senese degli Intronati: Una Tradizione Vivente
Nel 1525, a Siena, per iniziativa di una decina di giovani appartenenti alle migliori famiglie della città, primi fra essi Antonio Vignali detto l’Arsiccio e Marcantonio Piccolomini detto il Sodo, fu fondata l’Accademia degli Intronati, un sodalizio che ancora ai nostri giorni opera, inseguendo gli scopi prefigurati da quegli illustri antenati.
Il fenomeno delle accademie, come prodotto dell’età dell’Umanesimo, ebbe grande rilievo in Italia nel XVI secolo, in specie nei pochi centri che come Siena non vedevano la presenza di una corte attiva nella promozione di imprese letterarie e di incontri fra i dotti. Siena rimase sempre città repubblicana e vide quindi la formazione di precipue istituzioni atte a organizzare la vita culturale e, in particolare, la gestione degli spettacoli
Nella produzione teatrale italiana gli Intronati lasciarono una traccia indelebile, con varie opere redatte a più mani e quindi registrate come anonime, tra le quali varrà ricordare la commedia, assai nota, Gli ingannati, a cui si ispirò niente meno che William Shakespeare per la stesura de La dodicesima notte.
Oltre che del teatro, gli Intronati si occuparono, con dedizione e profitto, di storia patria e di filologia, così come venne osservato da Pietro Aretino, quando parlò di Siena nella sua Cortigiana del 1534: “… le sue Accademie… hanno fatto bella la poesia e ringintilita la lingua.”
I fondatori avevano scelto questo strambo nome perché volevano apparire come affascinati e scossi dal fascino delle virtù, in primo luogo quella della sapienza, e come incapaci di attendere alle residue occupazioni della vita. Il loro motto: deum colere, studere, gaudere, neminem lædere, nemini credere, de mundo non curare spiega esaustivamente la filosofia degli Intronati che, per ulteriore concessione al paradosso e all’autoironia, si attribuivano soprannomi grossolani come, appunto, l’Arsiccio e il Sodo già ricordati, ma anche lo Stordito (Alessandro Piccolomini) o il Bizzarro (Marcello Landucci).
Anche l’impresa che si scelsero gli accademici è meritevole di considerazione. Lo stemma consiste infatti in una zucca che offre un’apertura sul fronte e due pestelli incrociati sovrastanti, accompagnati dal motto Meliora latent. La simbologia è ben chiara: dentro il semplicissimo frutto, emblema della pochezza e della stupidità, viene custodito il sale, elemento-alimento, invece, prezioso e salvifico, simbolo dell’acume e della capacità di apprendere. I pestelli rappresentano l’intervento del sapiente che, agendo sul sale-sapere, lo rende, oltre che utile, sempre più fine e ricercato.
Il motto Meliora latent è tratto dalle Metamorfosi dove Ovidio descrive l’innamoramento di Apollo per Dafne: il dio segue la ninfa che nella fuga si è stracciata le vesti e, già apprezzando quello che riesce a vedere delle membra ignude dell’amata, s’immagina quel poco che rimane nascosto e che l’aspetta, confidando che si rivelerà ancora più confortevole e accogliente. Apollo rimarrà scornato e sarà costretto ad abbracciare la dura scorza dell’albero di alloro in cui Dafne si è trasformata, ma gli rimarrà il gusto speso nella ricerca e la tensione vissuta nell’aspettativa. Allo stesso modo gli Intronati si godevano la fase speculativa alla pari del momento topico del raggiungimento del risultato.
Questa appassionata e sempre più approfondita ricerca del bello e del vero veniva condotta, insomma, con le caratteristiche del corteggiamento. I frequenti incontri degli accademici si svolgevano alla presenza di alcune dame e i colloqui assumevano presto i connotati di un contrasto sempre più competitivo, teso a primeggiare al cospetto delle signore e a ingraziarsene i favori.
Gli accademici diedero alla loro brigata, primi in Italia e quindi al mondo, regole di funzionamento molto definite: erano presieduti da un Architravato scelto tra i soci, che restava in carica per non più di due mesi ed erano diretti da un governo che prevedeva specifiche figure e competenze. Si riunivano ogni settimana per discutere dei temi più diversi, sempre introdotti da letture di classici. Un gruppo di loro avrebbe concorso alla redazione, ogni anno, di un testo teatrale che sarebbe poi stato proposto pubblicamente alla città.
Le commedie degli Intronati raggiunsero presto una diffusa notorietà anche fuori dei confini senesi e la loro messa in scena divenne motivo di vanto e di promozione dell’immagine (come si direbbe oggi) della classe dirigente della città che ne sosteneva, anche economicamente, l’allestimento.
Peraltro gli Intronati, in linea con gli intellettuali di ogni tempo, ebbero un rapporto controverso e spesso conflittuale col potere costituito. Fermo restando il loro attaccamento alla patria, specie nel XVI secolo, periodo assai difficile per le sorti della antica Repubblica senese, sballottata secondo gli eventi del momento tra le interessate “protezioni” di Francia e Spagna, le loro creazioni letterarie contenevano sempre un più o meno esplicito riferimento alle circostanze politiche via via attraversate.
Dopo la dolorosa annessione di Siena, nel 1557, allo stato mediceo di Cosimo I, che da questo momento si chiamerà Granducato di Toscana, l’attività dell’Accademia proseguirà fino ai nostri giorni con alterne fortune e con intendimenti non costanti, ma sempre al servizio della vita culturale della città, proseguendo a garantirle fecondi scambi con i maggiori centri europei.
Siena, settembre 2012 Mauro Civai
L’Accademia degli Intronati ,Il nome indica il desiderio dei fondatori di evitare il rumore del mondo che stordisce e rintrona. Appartarsi dalla confusione per dedicarsi allo studio delle arti, della letteratura, delle lingue, della storia.
Il simbolo dell’Accademia (l’impresa) è costituito da una zucca per conservare il sale con sopra due pestelli incrociati ed il motto Meliora latent (Le cose migliori stanno nascoste), tratto dalle Metamorfosi di Ovidio.
La zucca è la lagenaria, ortaggio che tende ad arrampicarsi in alto, è aperta sul davanti per conservare al suo interno, preservandolo dall’umidità, il sale, simbolo della forza dell’intelletto. I pestelli servono a triturarlo e raffinarlo, come lo studio e l’applicazione sui libri tempra il cervello.
Nonostante la dichiarata volontà a defilarsi dal mondo, l’Accademia annovera tra i suoi membri personaggi che hanno lasciato il segno nella storia mondiale della letteratura e delle arti, uno tra tutti, Voltaire accademico intronato.
Sei furono i principi statutari dell’Accademia: Deum colere (adorare Dio) – Studere (studiare) – Gaudere (godere) – Neminem lædere (non danneggiare nessuno) – Nemini credere (non credere a nessuno) – De mundo non curare (non occuparsi del mondo).
Le leggi sono ancora visibili nella Sala storica della Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena dove è anche conservato l´archivio dell´Accademia, composto di 49 volumi, che, avendo impresso in copertina il simbolo con la zucca, vengono ancora oggi definiti «zucchini». Zucca mihi patria est