Aspettando Radici del Sud 2014

12 Maggio 2014 by


Aspettando radici del sud 2014

Grande entusiasmo e numerosa partecipazione all’ evento “Aspettando Radici del Sud 2014”, che si è svolto presso il locale Oliver Wine House di Palermo mercoledì 13 Maggio. Ottima organizzazione e peculiare ricercatezza nell’ organizzazione dell’evento da parte di Guido Falgares e Francesca Tamburello che hanno saputo, come sempre, creare un’atmosfera ricca di passione per il mondo vitivinicolo.

Radici del sud è il festival dedicato ai vitigni autoctoni del Mezzogiorno in programma a Carovigno (Br) dal 4 al 9 giugno a cui parteciperanno 163 aziende della Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia – circa 350 etichette in concorso  che si sottoporranno al ricco wine tasting composto da giudici internazionali e nazionali.

Un concorso che vede protagoniste le eccellenze vitivinicole meridionali e che si impronta sulla divulgazione dell’immenso patrimonio vinicolo del sud e soprattutto delle sue cantine, spesso di nicchia ma di altissima qualità.

A dare il via alla serata ed alla tanto attesa “tavola rotonda”, dopo aver salutato gli ospiti, sono stati proprio gli organizzatori, che insieme ai proprietari del locale Oliver Wine House Nino e Francesca, hanno anticipato excursus enogastronomico che avremmo seguito lasciando poi la parola all’ ideatore dell’evento Nicola Campanile.

“Radici nasce da una mia idea, per la volontà di dare al vino una voce “più plurale” e soprattutto per la voglia di coinvolgere anche gli appassionati con il loro “linguaggio”, cosa che non ha precedenti perché nei format dedicati ai concorsi enologici di solito intervengono solo tecnici o giornalisti del settore, invece mi sembra giusto dar voce anche agli appassionati, ai ristoratori per poter creare un altro contraltare” è cosi che, con molto entusiasmo, Nicola Campanile parla del progetto da lui portato avanti da pochi anni ma che sta riscuotendo un grandissimo successo a livello Nazionale.

Tra gli interlocutori erano presenti il Prof. Ettore Barone, Direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Unipa e il Prof. Rosario Di Lorenzo, ordinario nello stesso Dipartimento, i quali, dopo aver salutato  e ringraziato gli organizzatori dell’evento, hanno ricordato e specificato l’importanza dei vitigni meridionali utilizzati soprattutto per la produzione di vini rosati. Questi vini, punto nevralgico dell’evento, sono  spesso sottovalutati ma incredibilmente versatili e patrimonio vinicolo soprattutto delle zone Pugliesi.

Altro argomento trattato durante la “tavola rotonda” è stato proprio quello riguardante  “il valore dei lieviti indigeni per la produzione di vini di qualità” a cui hanno preso parte, come interlocutori, due grandi studiosi del settore: Daniele Oliva e Nicola  Francesca.

Il primo, ricercatore dell’Istituto Vini e Oli di Sicilia, ha esposto il progetto portato avanti dall’istituto IRVOS che parte dallo studio di 900 lieviti selezionati dalla zona sud-orientale siciliana,  Saccharomyces, isolati e recuperati da fermentazioni spontanee in ritardo , che hanno rilevato  209 ceppi di lieviti locali. Di questi sono stati utilizzati due ceppi per la produzione di 3 Catarratti e 3 Nero d’Avola, portando ad un risultato ottimale e di sostituzione dei lieviti industriali con quelli locali.

“Questi dieci anni di lavoro  (dal 2002 al 2012)– continua Daniele Oliva– hanno rappresentato un forte esempio di trasferimento tecnologico e confidiamo che i buoni risultati raggiunti possano estendersi ad altre cantine siciliane, oltre a quelle direttamente partners del progetto. Il fatto che uno dei vini prodotti all’ interno di Inoveno, il Catarratto 2012 della Cantina Patria, sia stato selezionato come miglior Catarratto lo scorso giugno dalla giuria internazionale al Salone dei vini autoctoni Vini di Radici, conferma l’alta qualità dei vini e la bontà dell’innovazione introdotta nelle aziende”.

Il Dott. Oliva ha preannunciato , inoltre, il nuovo progetto dell’Istituto basato sull’utilizzo del lievito “Candida Zemplinina”, che possiede un buon potere fermentativo, in grado di produrre poco acido acetico e di degradare parzialmente l’acido malico prima che intervengano i batteri malolattici e ,inoltre, diminuisce lo stress osmotico di Saccharomyces cerevisiae specialmente nel caso di fermentazioni di vini dolci o passiti.

A conclusione è intervenuto Nicola Francesca,  ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Unipa, che ha raccontato lo studio portato avanti da lui ed il suo team universitario presso le aziende che utilizzano i lieviti indigeni e producono vini a fermentazione spontanea.

Tutto è partito dalla visita dell’azienda agricola Abruzzese Emidio Pepe, una delle prime aziende che ha lanciato le etichette dei vini a fermentazione spontanea, dove il team ha monitorato tutti i procedimenti della cantina, partendo dall’ uva, il mosto e fermentazioni ma soprattutto hanno analizzato le superficii della cantina partendo dalle mani degli operatori, dalle vasche, dalla diraspatrice, dal pavimento e dalle pareti, facendo dei tamponi superficiali così come si fa in un classica ispezione, ed il risultato è stato che nonostante il vino avesse una fermentazione spontanea il lievito ritrovato sulle superfici non corrispondeva a quello contenuto nel vino, aprendo così una nuova prospettiva per il concetto di “terroir”microbiologico. Dato ciò si presuppone che esista un rapporto intimo tra la microbiologia e la cantina.

Altro studio portato avanti dello stesso team è stato quello su uno stormo di uccelli. Cosa c’entra uno stomo di uccelli con il discorso dei lievi? Domanda che si sono posti in molti, ma dalla risposta molto facile. Gli uccelli migrando da un posto ad un altro, si cibano di frutti maturi, di uve e di insetti, partendo dall’ Africa fino al nord Europa assorbendo e filtrando così microrganismi che analizzati corrispondono ai lieti Saccharomyces cerevisiae. Il team dopo averli prelevati con tamponi dagli uccelli stessi, li ha isolati e usati per la produzione vinicola. Stupefacente lo studio portato avanti dall’Università che ci fa capire quanto sia vasto il mondo vitivinicolo e quanto tutti i microrganismi siano collegati tra loro.

Al termine della “tavola rotonda” Guido Falgares e Francesca Tamburello hanno enunciato alcune delle cantine che parteciperanno al prossimo Radici Wine 2014  che hanno offerto i loro vini per la serata.

La Sicilia con:  BAGLIO INGARDIA-Paceco, PAOLO CALI’-Vittoria, AGRIVINICOLA ORTELLI SALVATORE-Vittoria,  ARMOSA Scicli,  BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO Campobello di Licata, BUCECI Marineo, CALATRASI San Cipirello, CANTINE COLOMBA BIANCA Mazara del Vallo, CENTOPASSI Camporeale, EUROPA Petrosino, ENTELLANO Contessa Entellina, FEUDO CAVALIERE-Santa Maria di Licodia, FEUDO DISISA Monreale –Grisì, MARABINO Noto, PRINCIPE DI CORLEONE – POLLARA Corleone, SIBILIANA VINI SRL Ragusa, TENUTE RAPITALA’ SPA Camporeale, BENANTI Viagrande  CT, PLANETA Menfi, TASCA D’ALMERITA Baglio di Regaleali Sclafanoi Bagni, XERAVULI Piana degli Albanesi, COSSENTINO Partinico, VALDIBELLA Camporeale, CANTINE PATRIA Solicchiata.

La Puglia con: PALAMA’ –Metiusco, MONACI –Girofle

La Campania con: BORGODANGELO IRPINIA DOC Rosato

La Calabria con:  LA PIZZUTA DEL PRINCIPE Calastrazza

I vini sono stati abbinati a dell’ottimo  “cibo da strada” Palermitano, opera di Francesca e Nino di Oliver, che scontrandosi con la grande struttura  e l’ottimo equilibrio dei vini rosati crea un abbinamento per contrapposizione che esalta sia il vino che il cibo apparentemente povero ma dall’incredible ricercatezza e opulente tipicità Siciliana.

VI ASPETTIAMO AL RADICI WINE 2014….

 

Roberta Ambrosi

 

 

 

 

 

 

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