La Civiltà delle tonnare 13 maggio 2019 ore 16,00 Unipa Aula Magna G.P. Ballatore

13 Maggio 2019 by

La Civiltà delle tonnare

Gli “abstract”

 

La memoria della pesca del tonno in Sicilia. Il caso di Favignana

Ignazio Buttitta
Ordinario di Discipline Demo-etno-antropologiche
Università degli Studi di Palermo
ignazio.buttitta@unipa.it

Fino agli anni Sessanta del Novecento Favignana è stato non solo luogo di pesca, di lavorazione e di inscatolamento del tonno, ma anche sede di numerose cave di tufo, piantagioni di ficodindia e colture orticole. Divenuta oggetto di interesse turistico a partire dagli anni Ottanta, l’Isola ha conosciuto negli anni a seguire una imponente fioritura edilizia. Gli anziani pescatori, cavatori e contadini, quando non impegnati come manovali o giardinieri, ricavano oggi di che vivere dal noleggio di imbarcazioni, biciclette e scooter, da gite in barca, da piccole attività commerciali stagionali e da servizi diretti ai numerosi turisti e residenti stagionali che nei mesi di luglio e agosto affollano l’Isola. La mattanza dei tonni, da importante momento di produzione che vedeva a vario titolo coinvolti numerosi addetti, si è progressivamente trasformata in una straordinaria e partecipata messa in scena a sostegno dello smercio di prodotti ittici provenienti da altri luoghi, fino a venir meno nel 2007. Fatto quest’ultimo di non poco rilievo per la società e per l’economia favignanesi: persa, infatti, già negli anni Novanta ogni effettiva funzione economica, la tradizionale pesca del tonno si era venuta a configurare come il grande evento che di fatto apriva, anticipandola a maggio, la stagione vacanziera.
La mattanza, oltre a farsi valore aggiunto per un’Isola dal mare bello come quello di molte altre isole siciliane, oltre cioè ad essere di fatto la ragione per cui Favignana ha goduto di notorietà in tutto il mondo, ha costituito per molti degli abitanti dell’isola la ragione stessa per sentirsi tali: in quanto loro “memoria collettiva” vivente, “figura del ricordo” annualmente ripresentificata, essa deteneva una straordinaria valenza coesiva e identitaria e dava un senso, altrove non più attingibile, alla loro vita. Costituendosi come icona capace di raccogliere e riformulare una eredità culturale tanto per che per gli altri, la mattanza era un “marchio”, unico e non riproducibile, un potente e denso “attrattore” che trasmetteva un messaggio inequivocabile. Al di là degli auspicabili effetti positivi sull’economia locale il ritorno della pesca del tonno, sebbene operato secondo diverse modalità, costituisce dunque un momento di straordinaria importanza sociale.

 

Segnali, ritmi e canti della pesca del tonno in Sicilia

Sergio Bonanzinga
Ordinario
Dipartimento Culture e Società (Unipa)

Non diversamente da quanto accadeva in altri mestieri tradizionali, la pesca del tonno si configurava come un sistema ergologico altamente ritualizzato, in cui i canti, oltre a cadenzare i ritmi del lavoro, assumevano valore propiziatorio e di ringraziamento per l’abbondanza della pesca. Le cialomi – dal greco kéleusma (grido, battuta dell’aguzzino per i rematori) – presentano sempre struttura responsoriale: alla proposta del solista (cialumaturi), che enuncia la parte narrativa del canto, tutti gli altri replicano all’unisono con una formula di risposta mentre compiono lo sforzo di tirare. Di solito la cialoma è suddivisa in due tempi: il primo, di andamento più ampio, caratterizza la prima fase dello sforzo; il secondo, più serrato, si esegue quando la rete sta per affiorare. Il contenuto della parte narrativa è in prevalenza composto da espressioni devozionali, ma non mancano testi a tema profano, talvolta caratterizzati anche da espliciti riferimenti erotici.

 

La dinamica competitiva dell’Italia nel mercato internazionale del tonno rosso.                    Quali prospettive per il futuro?

Prof. Antonino Galati,
Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali,
Università degli Studi di Palermo

Negli ultimi decenni, la crescente domanda di tonno rosso (Thunnus Thynnus) nel mercato internazionale, come conseguenza della globalizzazione dei consumi, ha comportato un insostenibile aumento delle catture e la riduzione degli stock nel mar Mediterraneo e nell’Atlantico del Nord. L’introduzione da parte dell’ICCAT di misure, tra le quali i totali ammissibili di cattura (TAC), per garantire una cattura sostenibile dei tonnidi, se, da una parte, ha avuto un effetto importante sulla ricostituzione delle popolazioni di tonno rosso, dall’altra, ha comportato un cambiamento delle dinamiche degli scambi commerciali.  Il posizionamento competitivo dell’Italia, terzo più importante paese per le catture del tonno rosso a livello mondiale (11,6% delle catture totali, FAO, 2019), è profondamente mutato come conseguenza di una riduzione più sostenuta delle esportazioni rispetto alle importazioni e di un cambiamento della geografia degli scambi. In particolare, è a partire dal 2011 che si è registrata una erosione del vantaggio competitivo italiano nel mercato giapponese, giustificata in parte da una valuta più debole e da un cambiamento dei mercati di approvvigionamento di tonno rosso del Giappone, ed un progressivo aumento del vantaggio competitivo nel mercato Maltese, che oggi rappresenta il più importante mercato di sbocco di tonno rosso vivo (destinato agli allevamenti), ma anche fresco e refrigerato. Sono numerosi i fattori che contribuiranno a delineare lo scenario futuro del mercato del tonno rosso italiano ed in particolare le decisioni dell’ICCAT in merito ai TAC, i cambiamenti climatici, che hanno determinato la ricomparsa del tonno rosso nei mari del Nord, l’Accordo UE-Giappone, entrato in vigore nel Febbraio 2019, e la dinamica dei consumi.

 

“Cambiamenti sociali, economici e ambientali nella pesca del tonno rosso in Sicilia”

Guido Falgares,
Accademia dei Georgofili
Sezione Sud-Ovest 

È  probabile che la pesca del tonno  abbia comportato all’inizio il lancio di reti dalla costa, dapprima senza e successivamente con  l’uso di piccole barche.
Ben presto le Comunità hanno acquisito la conoscenza delle caratteristiche naturali e biologiche del tonno rosso e hanno, nel tempo, adattato i sistemi di cattura fino alla comparsa della tonnara.
Il sistema tonnara utilizzando  la biologia riproduttiva dei tonni rossi costituiva un’importante risorsa, per realizzare una pesca sostenibile.
Nel 2007 l’ultima tonnara rimasta “Favignana” ha chiuso.
Con l’industrializzazione della pesca, la domanda del mercato globale e il valore di scambio diventano  i principali motori  della cattura e del consumo di ABTF. Tale sistema, crea condizioni ecologicamente e socialmente poco sostenibili:
spinge ad una pesca eccessiva, richiede più energia di quella ricavata, interrompe il processo riproduttivo del tonno rosso e cancella quella conoscenza ereditata fondamentale  per una pesca sostenibile.
L’ ICCAT: “Il calo di SSB, sembra essere ancora più pronunciato negli ultimi anni. Un collasso nel prossimo futuro è una reale possibilità”.
La pesca del tonno rosso non è più una valida fonte di attività economica per le comunità siciliane, se non nelle moderne condizioni industriali.
La produzione industriale, accoppiata con le dinamiche del sistema di mercato competitivo crea le condizioni in cui diventa impossibile  mantenere altri sistemi di cattura (come la tonnara) e ciò a causa del differente metabolismo socio-ecologico che ha creato.   

Io sono il tonno rosso

Franco Andaloro
Ecologo marino. Direttore del centro interdipartimentale siciliano
della Stazione Zoologica di Napoli “Anton Dohm”

Io sono il tonno rosso, il migliore, questa è la mia maledizione. Vengo in Mediterraneo per riprodurmi da prima che aveste gli dei e di questo mare potrei parlarvi meglio di Camus e Braudel. 5800 anni fa mi avete rappresentato nei graffiti della gotta del Genovese ma ci incontrammo prima, nella vostra preistoria, e da allora mi date la caccia. Nel 400 a.C. Aristotele, meglio degli scienziati d’oggi, ha capito che è l’amore a portarmi in questo mare ma non posso perdonargli di avermi chiamato horcinus: porco. Dopo di lui Omero, Eliano, Oppiano, Archestrato e cento altri hanno narrato di me, della caccia e delle mie carni. Era il prezzo che dovevo pagare e ho pagato in silenzio. Poi le antiche mazze sono diventate arpioni e questi tonnare intorno alle quali costruiti stabilimenti e persino paesi per celebrarmi, per custodire le preziose reti, le ancore, i caicchi e le musciare per seccare e salare le mie carni, prima, e poi custodirle in olio. Di me vivevano gli uomini e le donne delle 88 tonnare della Sicilia; poi mi sono stancato, non della caccia ma della luce, del rumore, della sporcizia sulla costa e mi sono allontanato. Le “levate” si fecero rare sino all’ultima nel 2001. Poi la tradizione è diventata scienza, la saggezza follia e mi avete inseguito nel mare di fuori con navi potenti, mi avete cercato con aerei e satelliti, messo in gabbia e dato in pasto ai giapponesi. Adesso che sono tornato non voglio essere né sushi né sashimi ma ventresca e tarantello, buzzonaglia e bottarga. Io non sono merce io sono cultura.                                    

 

 

 

 

 

 

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